La notizia della prima pizza surgelata 100% italiana, presentata a Bologna qualche giorno fa da ItalPizza e Coldiretti, è per noi spunto di riflessione, una riflessione da fare con voi pizzaioli.

Che Coldiretti ci tenga all’italianità delle materie prime della pizza è cosa buona e giusta. E che fra le tante pizze surgelate nei banchi dei supermercati ce ne sia una in cui sono presenti esclusivamente ingredienti nel nostro territorio, è cosa degna di nota, nonché un punto a favore per l’industria succitata.

Poi, potremmo anche aggiungere che una pizza presa dal congelatore e gustata a casa, una tantum, oggigiorno non scandalizza nessuno, neppure noi e voi pizzaioli, anche se una buona pizza d’asporto, riteniamo, sia sempre più gustosa di un disco scaldato nel fornetto di casa; l’augurio è che gli italiani siano del nostro stesso parere e continuino ad esserlo.

Roberto Moncalvo, presidente nazionale di Coldiretti, presentando la nuova pizza surgelata dice che “garantire l’italianità degli ingredienti di uno dei prodotti alimentari italiani più conosciuto al mondo significa salvaguardare l’originalità tricolore del prodotto”. Questa “alleanza” fra ItalPizza e Coldiretti nascerebbe, dunque, dalla volontà di mettere sul mercato dei prodotti surgelati un prodotto top, ma anche dalla necessità di garantire l’italianità delle materie prime della pizza.

Il concetto che potrebbe trapelare è che si lascia ad una pizza surgelata il compito di essere simbolo della pizza italiana: un concetto forte e, affermiamo noi, sbagliato.

Di certo la produzione della pizza 100% italiana (che mira a prendersi una buona fetta di mercato nella GDO) vuol essere un prodotto buono e un aiuto occupazionale e di sviluppo delle campagne italiane, ma di sicuro non sarà, né deve essere, il simbolo della pizza tricolore.

Ma per il pizzaiolo italiano questo “antagonista” in freezer deve servire da stimolo.

Coldiretti afferma che in Italia “quasi due pizze su tre (63%), sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori”.

E dice, inoltre, che i consumatori “ hanno rinunciato del tutto ad andare in pizzeria (25%) o hanno ridotto la presenza (40%)”.

Pizza&core ogni giorno racconta di realtà molto diverse, di pizzerie biologiche, di pizzerie che spingono sulla qualità delle materie prime, con attenzione al Km0 e all’italianità degli ingredienti.

Noi stiamo dalla parte dei pizzaioli 

Noi siamo dalla parte di costoro, di questi professionisti dell’arte bianca che hanno cura di far un buon prodotto. Ai pizzaioli italiani lasciamo dunque questa provocazione: siano con la professionalità garanti della pizza italiana di qualità al 100%, e confermino che gli italiani preferiscono la pizza artigianale e non l’industria delle pizze surgelate. Siano i pizzaioli stessi, poi, a farsi promotori dello sviluppo delle aziende agricole del proprio territorio (emblematico in questo caso l’esempio di Franco Pepe che ogni anno racconta ad Indentità Golose di Milano la sua esperienza con le aziende campane).

Dunque, i pizzaioli sfatino l’immagine di una pizza non italiana e non di qualità.

Siamo certi che ogni pizzaiolo che leggerà questa provocazione sa di poter essere promotore della pizza italiana.

In chiusura, anche una provocazione per Coldiretti: sarebbe auspicabile che facesse sinergia “anche” con il settore pizzerie, portando avanti un obbiettivo comune: l’italianità degli ingredienti, ma anche l’importantissimo aspetto dell’artigianalità che mai nessun freezer potrà rendere.